27/07/2022

Ddl concorrenza, perché i taxi bocciano la nuova legge

A far esplodere la protesta dei tassisti in Italia, con uno sciopero di due giorni, è il nuovo Disegno di legge sulla concorrenza, che apre a una maggiore forma di libero mercato nell’ambito del trasporto pubblico urbano non di linea. Sotto accusa c’è un preciso punto del Ddl, cioè quello che si legge all’articolo dieci, in particolare destano la preoccupazione dei taxi italiani due passaggi.

Ddl concorrenza, l’articolo 10 non convince i tassisti

Nel primo la legge affida una delega al governo in materia di “adeguamento dell’offerta di servizi alle forme di mobilità che si svolgono mediante l’uso di applicazioni web che utilizzano piattaforme tecnologiche per l’interconnessione dei passeggeri e dei conducenti”. In pratica la norma passa la palla all’esecutivo, al quale viene affidato il compito di legiferare, introducendo nuove forme di trasporto che utilizzano applicazioni e che mettono in contatto diretto i passeggeri e i conducenti. In pratica i tassisti non ci stanno a dover competere con colossi del trasporto come Uber e Lyft. Sono sistemi in cui chiunque, senza licenza o alcun tipo di permesso, potrebbe trasportare persone da un punto all’altro del Paese. Le persone sono accomunate dalla tratta da percorrere in un determinato momento e, con questi sistemi, le persone si metterebbero d’accordo fra loro proprio attraverso piattaforme digitali, seguendo le regole del contatto sottoscritto al momento dell’adesione alla piattaforma. In pratica si tratta di trasporto automobilistico privato attraverso un’applicazione mobile, che mette in collegamento diretto passeggeri e autisti.

Tutto inconcepibile per i sindacati dei tassisti, che, in una locandina diffusa, spiegano il loro disappunto: “Qualcuno dirà che siamo il “vecchio” contro la “modernità”, che siamo dei privilegiati che ostacolano il mercato, e tutta un’altra serie di falsità, mentendo, sapendo di mentire. La realtà è che la nostra battaglia è la lotta di 40mila lavoratori contro la speculazione finanziaria, ma anche la difesa dell’utenza e del servizio pubblico contro meccanismi come algoritmi e libero mercato, che li andrebbero a strangolare nel momento del bisogno”.

Lo sciopero dei taxi il 5 e 6 luglio

Il secondo punto dell’articolo dieci del Ddl concorrenza è quello che chiede “promozione della concorrenza, anche in sede di conferimento delle licenze, al fine di stimolare standard qualitativi più elevati”. Dunque semplicemente prevede una forma di pubblicizzazione della presenza di alternative ai normali taxi.

Su questo si è aperto lo scontro frontale fra Governo e associazioni di categoria. Per qualcuno andare avanti con la riforma significa stare al passo con i tempi, garantire alternative al trasporto urbano non di linea per una fetta di popolazione che non ha più intenzione di prendere un taxi per tutta una serie di motivi e che preferisce organizzarsi in un altro modo. Non è così per le associazioni del settore, che mettono in guardia politica e opinione pubblica dal fatto che, con il Ddl concorrenza, si fa lo spartiacque fra un servizio pubblico e un futuro dal quale non si tornerà più indietro. Un futuro in cui si sostituirebbero migliaia di operatori di taxi con “tre soggetti che si spartiscono l’intero mercato, per sfruttare il lavoro e imporre condizioni svantaggiose all’utenza” ha detto Nicola Di Giacobbe, segretario di Unica Taxi Cgil.

Ncc contro le liberalizzazioni ma a favore del Ddl concorrenza

Chi è già all’interno del mercato ma che si dice favorevole alla riforma sono i conducenti di Ncc (Noleggio con conducente).  “In realtà neanche noi noleggiatori vogliamo la liberalizzazione e l’articolo in questione è relativo ad una delega del governo sulla materia della concorrenza. – spiegano le associazioni nazionali di Ncc – Il tutto con il fine di rivisitare la legge numero 21 del 15 gennaio 1992, ormai anacronistica: basta pensare che allora non esistevano nemmeno gli smartphone. I taxi protestano ma chi ci rimette sono turisti e cittadini. La responsabilità del loop normativo è di alcuni rappresentanti nazionali dei taxi che hanno reso incostituzionale parte della legge. Questi rappresentanti, inoltre, fino a ieri avevano contestato piattaforme ed app: oggi hanno scelto di chiudere un accordo con la più importante piattaforma di prenotazioni di servizi di trasporto. Qualcosa non torna”.

Nonostante lo sciopero, i tassisti non hanno mai negato di voler negoziare con il governo e hanno sempre disponibilità a interloquire con la politica. Tanto che nelle ultime ore si era anche tenuto un incontro dell’ultimo momento tra la viceministra Teresa Bellanova e i sindacati dei tassisti. L’esisto è stato negativo. Lo sciopero nazionale delle auto bianche di quarantotto ore è confermato “perché l’articolo 10 del Ddl Concorrenza non verrà stralciato ma modificato nelle parti non sostanziali – spiegano i sindacati – Siamo sempre più convinti che la riscrittura delle norme per migliorare il settore debba avvenire non con una legge delega inserita in un Ddl concorrenza ma attraverso un provvedimento di confronto tra categoria, governo e sindacati. I taxi si fermeranno a partire da domani mattina alle 8 in tutta Italia. Il ritrovo per tutti è a Roma. Una riforma del mercato delle auto bianche è stata tentata nel 2006 dall’allora ministro dello Sviluppo Economico Pierluigi Bersani, con il governo Prodi bis, così come l’esecutivo guidato dal professor Mario Monti. Ma in entrambi i casi sono stati fatti pochi passi avanti.

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